Come impermeabilizzare un parcheggio in modo efficace e duraturo

L’elevata intensità di traffico, tipica degli ambienti dei parcheggi, richiede un’attenta valutazione di diversi aspetti, dal corretto dimensionamento delle aree di manovra in termini di resistenza alle sollecitazioni dinamiche, fino alla sicurezza e longevità delle strutture. Una corretta progettazione garantisce un’esperienza comoda e sicura per automobilisti e pedoni, limitando il rischio di problematiche e gli interventi di manutenzione.

L’impermeabilizzazione riveste un ruolo fondamentale sia nelle aree esposte direttamente agli agenti atmosferici che nei livelli inferiori dei parcheggi multipiano. In questo contesto, i sistemi impermeabilizzanti liquidi offrono numerosi vantaggi e rappresentano una soluzione ideale. Soprema, tra le altre soluzioni, propone un’ampia gamma di resine bicomponenti a base di polimetilmetacrilato (PMMA), applicata a freddo e quindi senza fiamma.

La posa rapida, a rullo o a spruzzo senza l’ausilio di macchinari ingombranti, la possibilità di intervenire su strutture esistenti senza demolire il massetto esistente e la riapertura delle aree trattate in tempi rapidi sono solo alcuni dei vantaggi dei sistemi liquidi impermeabilizzanti.

Per garantire un risultato ottimale e duraturo, tuttavia, è necessario rispettare alcune condizioni fondamentali: vediamole nel dettaglio.

L’importanza di una progettazione adeguata

Sebbene in Italia non esista ancora una norma specifica di riferimento relativa ai sistemi impermeabilizzanti per i parcheggi, è necessario prendere in considerazione due parametri prestazionali: la capacità di tenuta all’acqua del sistema (in particolare nel caso di coperture parcheggio) e la resistenza alle varie sollecitazioni a cui un parcheggio è costantemente sottoposto.

Per il primo parametro è necessario far riferimento all’European Assessment Document (EAD) 030350-00-0402 “Kit di impermeabilizzazione liquidi per coperture”, la specifica tecnica europea che regolamenta e caratterizza le prestazioni di un elemento di tenuta per una copertura piana.

Per il secondo aspetto prestazionale, il riferimento del settore in linea con lo standard europeo EN 1504-2 sono i sistemi classificati OS, ovvero una classificazione per funzionalità dei vari sistemi di protezione del calcestruzzo che definisce cinque sistemi con diverse destinazioni d’uso e relativa resistenza alle sollecitazioni, in particolare nel crack bridging (capacità di far ponte tra le fessure) statico e dinamico. I cinque sistemi

  • OS 8 (interpiano):
    • è un sistema rigido, applicato in interpiano per la protezione del calcestruzzo. Questo sistema è privo di membrana tecnica (impermeabilizzazione) e presenta bassa performance nella capacità di far ponte tra le fessure (crack bridging);
  • OS 10 (interpiano/copertura) - OS 11a (copertura) - OS 11b (copertura/rampa) - OS 14 (copertura/rampa)
    • Questi sistemi presentano invece maggior flessibilità grazie alla presenza di una membrana tecnica che garantisce impermeabilità ed elevata capacità di crack bridging. Si differenziano tra loro per spessore, numero di cicli e resistenze chimiche.

Dalla teoria alla pratica: la preparazione del supporto

Tenuto conto di quali sono gli aspetti normativi e progettuali da tenere in considerazione, il successo dell’intervento di impermeabilizzazione dipende da un’accurata preparazione del supporto, in particolare nei progetti di riqualificazione. Il primo passo consiste in un sopralluogo tecnico: l’analisi consente di valutare lo stato del supporto ed eventualmente confermare la possibilità di applicare il nuovo rivestimento sopra quello esistente. La relazione tecnica evidenzierà anche eventuali criticità da risolvere prima della posa del sistema impermeabilizzante.

Essendo i sistemi liquidi completamente aderenti al substrato, la qualità e l’omogeneità della superficie influiscono in modo determinante sulla durabilità e sulla resa finale. Prima della posa è quindi fondamentale eseguire prove di strappo (pull-off), così da verificare che sia raggiunta la resistenza minima richiesta.

Un altro parametro da considerare è il consumo – ossia la quantità di resina applicata per metro quadrato – che deve rimanere costante lungo tutta l’installazione. Questo valore dipende dalle caratteristiche e dalla qualità del supporto (porosità, rugosità, assorbimento) ed è consigliabile effettuare test preliminari per verificarne l’uniformità.

Buone pratiche di installazione

Un’installazione corretta è essenziale per garantire le prestazioni nel lungo periodo ed evitare futuri problemi. È quindi sempre opportuno fare riferimento alla scheda tecnica del prodotto, che riporta parametri fondamentali come la vita utile della miscela alle diverse temperature e le indicazioni per prevenire il rischio di condensa (punto di rugiada).

Uno dei vantaggi dei prodotti a base PMMA è la possibilità di applicazione in un ampio intervallo di temperature e umidità. Tuttavia, è indispensabile rimanere entro i limiti specificati: lavorare fuori range può compromettere la polimerizzazione del prodotto.

Nei mesi estivi, ad esempio, si consiglia di effettuare l’applicazione al mattino presto o nel tardo pomeriggio, quando le temperature non sono ancora elevate. Introdurre un certo grado di flessibilità nei programmi di cantiere permette di intervenire nei momenti più favorevoli, senza incidere sui tempi complessivi del progetto.

Longevità fa rima con manutenzione

Le buone pratiche non si esauriscono con la posa, ma devono proseguire lungo l’intero ciclo di vita dell’opera, attraverso ispezioni periodiche e una manutenzione programmata. In questo modo è possibile individuare tempestivamente eventuali problematiche prima che si aggravino, riducendo i costi di intervento. Inoltre, il rispetto dei piani di manutenzione è spesso un requisito indispensabile per la validità delle garanzie.

Case History

 Parcheggio Erzelli a Genova